Shoppingando.

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PLATYPUS•
view post Posted on 27/7/2011, 23:23




EVZENIE MILA JEZEK

Evzenie uscì dal centro commerciale carica di pacchetti, quel giorno si era data allo shopping.
Dopo aver lasciato Petra in un salone di cura per i cani, dove le avrebbero fatto il bagno e sistemata per bene, decise di concedersi una pausa anche lei.
Si era fatta fare un massaggio nel centro benessere e successivamente era andata ad acconciarsi i capelli dal parrucchiere, entrambi i locali si trovavano all'interno del centro commerciale.
Presa dall'impulso di rifarsi il guardaroba si era lanciata alla caccia al vestito tra i negozi, comprando alcune cose. Era uscita di casa indossando un abito panna a maniche lunghe, molto corto e con ricami che ricordavano dei centrini. Ai piedi portava un paio di decolletè rosse lucide abbinate ad un cerchietto di un rosso simile ad esse. Per sua fortuna, la sua Petra era un cane tranquillo e composto, quindi poteva portarla a spasso anche con i tacchi.
Trascinandosi dietro le borse si avviò al parcheggio, per posarle e tornare a casa.
Arrivata nel parcheggio trovò subito la sua lancia y, firmata da Elle. Aprì il portapacchi e ci caricò i sacchetti, chiudendolo con una mano, mentre l'altra cercava il telefono.
Una volta trovato, compose il numero della ragazza con cui era Petra.
«Eliska! Sono Evze. A che punto siete? Io sto partendo ora.» disse appena riconobbe la voce squillante dell'amica.
Eliska la invitò ad aspettare ancora una mezzora abbondante e poi la sua cagnolona sarebbe stata pronta.
Con uno sbuffo Evzenie salutò e riattaccò, avviandosi verso la caffetteria del centro commerciale.

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Edited by dinkleberg! - 5/8/2011, 18:20
 
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dinkleberg!
view post Posted on 3/8/2011, 21:27




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DITA HLAVICA PREMYSLIDE
Dita era a casa, da sola, fatta eccezione per il personale domestico, del quale però non teneva molto conto.
Era di un umore molto particolare, nel quale non si sentiva da parecchio tempo. Provava una sensazione di vuoto al petto ma non trovava alcuna soluzione nè immediata nè a lungo termine a tutto ciò. Era demotivata, ma non aveva mai capito esattamente da cosa.
Diede un lungo tiro alla sigaretta che teneva fra le dita, le quali tremarono mentre abbassava la mano per espirare il fumo.
Si ricordava come risolveva quelle situazioni, ma non voleva trovarsi di nuovo addormentata sul pavimento di una casa che non era la sua abbracciata a una bottiglia vuota di Jack Daniel's.
Non sono debole. si ripetè mentalmente, con veemenza. Ma di questo non era poi così certa. Non è poi questo un altro segno di debolezza? Non so nemmeno se ce la posso fare, anche quando va tutto bene.
Si trovava sul terrazzo che comunicava tramite una porta-finestra con la sua camera da letto, così spense il mozzicone di sigaretta sul davanzale di ardesia e con un gesto della mano lo buttò giù.
Non pensava di fare gesti stupidi o avventati ma per precauzione decise di uscire di casa e distrarsi un pò.
Aprì l'armadio che teneva in camera, il più piccolo fra tutti quelli che riteneva di sua proprietà all'interno della villa ma anche quello che conteneva i capi di utilizzo comune, come quelli per 'andare a scuola. In quel momento stava uscendo e ciò in genere comportava per Dita la scelta di un abito elegante, ma non era dell'umore per curare la scelta dei vestiti. In più non voleva rischiare di incrociare una domestica e dover dare spiegazioni. Sapeva che i suoi genitori la tenevano d'occhio in qualsiasi momento della giornata tramite i loro dipendenti, completamente diffidenti nei confronti della figlia. Certo, i precedenti parlavano da soli, ma Dita si rifiutava di giustificarli nella sua mente di adolescente.
Indossò una camicetta sportiva che non amava particolarmente, della collezione primavera-estate di Ralph Lauren, alla quale aggiunse accessori che aveva già abbinato in passato: non si sentiva in vena creativa.
Si chiuse la porta alle spalle senza mettersi un filo di trucco e raccogliendo i lunghi capelli biondi, trattenuti da un baschetto.
Attraversò cautamente il corridoio e scese le scale facendo il minor rumore possibile, per poi raggiungere indisturbata il portone principale, due piani più in basso. A quel puntò sbattè la porta e cominciò a camminare di buon passo.
Dopo aver svoltato l'angolo, si calmò: di certo non l'avrebbero inseguita fin là.
Non aveva ben chiaro dove andare, così entrò nel primo posto veramente affollato che incontrò sulla sua strada: il centro commerciale. Pensò che magari stando circondata dal vociare della gente si sarebbe sentita un pò più viva.
Diede un occhiata alle prime vetrine ed entrò addirittura in un negozio ma ne uscì quasi subito, rabbrividendo disgustata. Non si capacitava che le sue coetanee potessero indossare tali stracci.
Passò oltre gli ultimi negozi di bigiotteria pacchiana, puntando al bar del piano terra, augurandosi di riuscire a tirarsi su solo con un caffè.
Si avvicinò al bancone, passando prima a fare lo scontrino.
«Un caffè macchiato e un bicchiere di acqua naturale.» disse al cassiere, che lo battè alla macchina e le riconsegnò frettolosamente uno scontrino, non prima di averla squadrata. Dita si trattenne dal ridergli in faccia. Di certo aveva altri interessi, ben diversi da un commesso che a poco più di vent'anni sembrava già vittima della calvizie.
Si spostò verso gli sgabelli, consegnò il pezzo di carta alla ragazza che serviva i clienti e sedette, attendendo pazientemente di essere servita. Non correva da nessuna parte.
Storse il naso vedendo la cameriera riempirle il bicchiere dal rubinetto ma non disse nulla. Lo spostò appena, lasciandolo per dopo.

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view post Posted on 5/8/2011, 17:54




EVZENIE MILA JEZEK
Evzenie entrò nella caffetteria e si diresse direttamente al bancone, sapendo che il servizio lasciava un po' a desiderare.
Sorrise al cassiere, spostandosi gli occhiali a cuore sulla testa, nonostante fossero eccentrici erano i suoi preferiti.
Prese il suo portafoglio in mano e ordinò.
«Ciao! Un caffè freddo, grazie.» aprì il portafoglio e porse i soldi al ragazzo, il quale le diede il resto e uno scontrino, osservandola a lungo.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e si spostò dalla parte del bancone dove servivano i clienti. Espose lo scontrino e si sedette su uno sgabello accanto a una ragazza, non fece caso a chi fosse e posò la borsa nello sgabello accanto.
Dietro al bancone c'era un mobile a specchio con dei ripiani ricolmi di bottiglie, Evzenie si specchiò tra due di esse. Era poco truccata, a parte il rossetto rosso, e le si poteva notare una traccia di occhiaie sotto i grandi occhi azzurri.
Scosse le spalle e spostò lo sguardo in giro per il locale.
Finalmente notò la ragazza alla sua destra, aveva un chè di familiare...
«Dita?» disse temendo di fare una brutta figura, la ragazza che si ricordava era di un magro malato e portava i capelli più corti ma era passato un anno, poteva essere cambiata.

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Edited by dinkleberg! - 5/8/2011, 19:33
 
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dinkleberg!
view post Posted on 6/8/2011, 15:41




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DITA HLAVICA PREMYSLIDE
Attese ancora non molto tempo, poi la cameriera le servì il caffè fumante.
Dita prese una bustina di zucchero, la scosse tenendola delicatamente, poi la strappò e con il cucchiaino posato sul piatto cominciò a mischiare con lentezza.
Non amava bere il caffè troppo caldo e quello sembrava bollente, così si guardò attorno, prendendo tempo.
Era voltata verso l'ingresso, intenta a squadrare le persone che entravano, quando si sentì chiamare per nome alle spalle. Era una voce vagamente familiare, femminile.
Si voltò ed incontrò lo sguardo azzurrino di una ragazza che dimostrava più o meno la sua età, abbigliata elegantemente, che la fissava con fare interrogativo, come fosse in dubbio sulla sua identità.
Dita ci mise qualche secondo per collegare il volto alla personalità, ma poi le fu tutto più chiaro.
«Evze!» esclamò sopresa, utilizzando il soprannome della ragazza nonostante non la vedesse da mesi, se non anni più probabilmente.
Era sua coetanea, se non ricordava male ed aveva frequentato con lei le scuole superiori private lì a Praga. Era stata, come Dita, una del giro dei festini dei fratelli Grygera e degli altri figli di papà del posto; Dita ne era uscita con la forza di volontà, capendo che la mentalità autodistruttiva in cui era precipitata era solo che stimolata dagli ambienti del genere, dove si aveva per le mani con facilità persino droga pesante. Tuttavia non sapeva se anche Evzenie avesse fatto lo stesso, anche se dall'aspetto sembrava di sì. Aveva l'aria sana e vivace, cosa che in genere mancava a chi rimaneva incastrato in quel circolo per più anni.
Si voltò completamente, senza dover però spostare la sedia essendo seduta molto vicino alla ragazza, che poteva sicuramente udirla nonostante il caos.
«Sei ancora da queste parti?» le chiese, sottintendendo in realtà un area di domande molto più estesa. Era vero che in quel periodo molti dei loro coetanei avevano preferito viaggiare o frequentare comunque Università all'estero, ma Dita voleva soprattutto sapere come la ragazza avesse passato quegli ultimi anni, forse per sentirsi meno sola.

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PLATYPUS•
view post Posted on 6/8/2011, 16:05




EVZENIE MILA JEZEK
Evzenie mostrò il suo sorriso migliore, felice di rivedere una vecchia conoscenza.
Non era mai stata molto intima con Dita nonostante frequentassero le stesse persone, forse perchè la vedeva sempre così distaccata e le sembrava fredda. Inizialmente non le aveva mai ispirato sipatia, successivamente aveva iniziato ad avvicinarla dopo una serata in cui si erano trovate da sole in mezzo a sconosciuti e avevano iniziato a conoscersi. Qualche anno dopo però Dita si era allontanata da quei giri troppo allegri, si era fatta furba prima di lei.
La barista le posò il bicchiere ricolmo di caffè e ghiaccio tritato davanti e Evzenie la ringraziò senza nemmeno guardarla.
Prese un sorso della sua bevanda mentre Dita le stava porgendo una domanda, così riappoggiò il bicchiere sul piattino dov'era stato servito e si preparò una risposta.
«Si diciamo di si. Ho deciso di frequentare l'università qui a Praga, nonostante tutti preferiscano andare all'estero. Sai, sono più vicina a mia sorella Tereza!» le spiegò, sempre sorridente.
Si prese gli occhiali dalla testa e li infilò nella borsa, curandosi di trovare la loro custodia.
Aggiustò la frangetta.
«E tu cosa ci fai ancora qua, Dita?» le chiese interessata, dando un altro sorso al caffè freddo.

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Edited by dinkleberg! - 6/8/2011, 17:34
 
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dinkleberg!
view post Posted on 8/8/2011, 18:37




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DITA HLAVICA PREMYSLIDE
Dita la ascoltà interessata, sollevando la tazzina e dando il primo breve sorso al caffè. Lo interruppe quasi subito, per gustarne l'aroma: sorprendentemente, in quel bar lo sapevano preparare. Senza contare che quella miscela le piaceva particolarmente.
La bionda annuì quando Evzenie le spiegò il motivo della sua permanenza, anche se in realtà non condivideva il suo punto di vista. Anzichè restare più vicino alla famiglia, come aveva fatto l'amica, lei sarebbe fuggita lontano volentieri.
Quando toccò a lei parlare, si sentì punzecchiata dalla sua domanda. Probabilmente era una formula casuale, utilizzata senza intenzione in una domanda di cortesia; tuttavia a Dita sembrò quasi che la mora sapesse quanti pochi motivi avesse la sua permanenza a Praga.
Abbassò la tazzina e sorrise.
«Non ho visto molte alternative, a dire il vero.» cominciò a spiegare, decidendo all'improvviso di essere un pò più sincera del previsto.
«Sono iscritta alla Karlova da più anni di quanto pensassi.» commentò, facendo spallucce. Dalla nascita, probabilmente. pensò infastidita. In effetti non aveva mai avuto possibilità di cambiare il percorso prestabilito dai suoi genitori, tranne in qualche occasione, quando aveva strappato piccole vittorie come il teatro e la danza.
«Strano non esserci incontrate prima, vero?» esclamò, sperando che Evzenie non avesse notato la pausa di riflessione che l'aveva colta all'improvviso.
In realtà non era poi così strano, considerando le dimensioni notevoli del campus universitario, ma era comunque abbastanza raro. Del resto erano al secondo anno e avevano cominciato a farsi seriamente un'idea delle persone che frequentavano la stessa aula.
«Scusami, non mi ricordo che facoltà hai scelto.» le disse con un sorriso, per poi dare un'altro piccolo sorso al caffè macchiato. In verità non ricordava se Evzenie le avesse mai rivelato che ambizioni aveva in quanto studi universitari, ma per sicurezza le pose quella domanda.

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PLATYPUS•
view post Posted on 9/8/2011, 09:45




EVZENIE MILA JEZEC
Evzenie si era appoggiata al bancone con un gomito, portando il dorso della mano sotto il mento.
Stava ascoltando Dita interessata: sapeva qualcosa dei problemi che aveva avuto la ragazza ma solo per sentito dire, non aveva mai avuto l'idea di avvicinarla e chiederle, forse sarebbe stato scortese.
Era sicura, però, che la ragazza non amava molto la famiglia. Infatti pensava che se ne fosse andata da Praga dopo aver finito le scuole superiori, ma a quanto pareva si sbagliava.
Mentre si abbandonava alle proprie riflessioni, Dita aveva iniziato a conversare amabilmente, ciò la rallegrò poichè aveva sempre visto la ragazza fredda e distaccata, con un tocco snob.
«Lingue e letterature straniere.» rispose in automatico.
«La facoltà che ho scelto è lingue e letterature straniere. La tua?» si ripetè, questa volta in modo più educato e completo, girandole la domanda.
Le sorrise; non sapeva precisamente il motivo per cui l'avesse scelta, si potrebbe dire che si era affidata all'istinto; sperò che Dita non facesse domande al riguardo.
«Vero! Ma sinceramente non mi sono buttata a fare amicizia, ho evitato quasi tutto il campus l'anno scorso. Frequentavo giusto Gabriel Bridel, il fratello di Františka.» fece una pausa.
«La dovresti conoscere. Se non sbaglio era in classe con te!» disse sorridendo, le si era illuminato il viso.
Uno dei difetti di Evzenie era parlare: una volta aperta bocca non riusciva a tacere, le parole uscivano a fiumi. Se però si fosse trattato di cose segrete, sarebbe stata in grado di spegnersi.

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Edited by dinkleberg! - 12/8/2011, 18:38
 
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dinkleberg!
view post Posted on 11/8/2011, 23:00




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DITA HLAVICA PREMYSLIDE
Dita si accorse che anche Evzenie pareva immersa in un momento di riflessione, così ne approfittò per rimanere un po' in silenzio e finire di bere il caffè.
Sembrò quasi perdere il filo del discorso, ma recuperò in fretta. Dita rimase colpita nell'osservare come gli occhi celesti della sua conversatrice diventassero particolarmente assenti e spiritati mentre questa era sovrappensiero. Ma forse era tutta una sua impressione, dato che lasciava troppa corda alla sua immaginazione, ogni tanto.
«Bella lingue e letterature straniere. L'ha scelta mia cugina, ha iniziato due anni fa e si è trovata molto bene. Ma immagino che sia soggettivo... Io non sono molto brava nè inglese nè in spagnolo.» commentò, con un vago gesto della mano. Non era stata esatta: inatti in particolare odiava il francese e non si sarebbe mai vista nella carriera diplomatica. Le scappò quasi da ridere al pensiero.
«Ho scelto la facoltà di Giurisprudenza. E' molto buona qui a Praga, sai...» le rispose, avvicinandosi il bicchiere di acqua naturale. Non voleva rischiare che il caffè rovinasse il colore dello smalto dei denti; Dita era piena di queste piccole paranoie, sopratutto di quelle che riguardavano il suo aspetto fisico.
Notò che Evzenie stava diventando molto loquace ed apprezzò la cosa. Non era molto chiacchierona di suo, ma non le dispiaceva ascoltare. Di conseguenza preferiva avere a che fare con persone che fossero in grado di sostenere una conversazione anche quando Dita non era molto in vena di chiacchierare; anche se non era il caso, quel giorno.
Annuì quando sentì parlare di Gabriel, un suo amico non molto stretto e sorrise quando la ragazza nominò Františka.
«Oh si!» replicò «Io e Fraň siamo state molto amiche.» proseguì, tornando per un attimo con la mente a tempi passati, anche se a dire il vero non molto distanti. Lei e Františka erano state molto amiche, almeno secondo il significato convenzionale del termine. Erano spesso assieme, frequentavano le stesse persone, uscivano insime con lo stesso gruppo di amicizie, si confidavano e spettegolavano e naturalmente andavano insieme alle feste. Solo in seguito Dita si era accorta di quanto fosse superficiale e frivola la loro amicizia, così come gran parte delle altre che aveva stretto in quel periodo. Nel lasso di tempo in cui le condizioni mentali e fisiche della ragazza non furono proprio al clou, non trovò in Františka nessun tipo di supporto o aiuto.
Era acqua passata, comunque. Questi avvenimenti le avevano insegnato molte cose sui rapporti fra le persone; o almeno così pensava quando cercava di trovarci qualcosa di positivo.
«Gabriel? Il fratello di Františka è un bel ragazzo se ricordo bene.» esclamò con un sorriso complice, rammentandosi dei pomeriggi passati a casa dell'amica. Naturalmente non aveva mai provato un interesse più che superficiale per Gabriel. Aveva pochi anni più di loro, ora studiava nella stessa università, ma Dita non lo vedeva da mesi.

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Il nome, luce splendente dei miei occhi, va MAIUSCOLO! D:
 
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PLATYPUS•
view post Posted on 12/8/2011, 16:18




EVZENIE MILA JEZEC
Evzenie ascoltò la ragazza davanti a lei mentre finiva il suo bicchiere di caffè freddo.
La sua memoeria non l'aveva delusa: Dita era amica di Františka.
Se le ricordava spesso insieme, anche se ultimamente no. Sapeva che anche lei aveva lasciato il giro, si era dedicata all'azienda del padre e conviveva con un ragazzo che Evzenie trovava molto poco carino: era alto come Františka e ricordava vagamente un cavallo, con dei capelli rossi sparati sulla testa; l'unico lato positivo era il fisico atletico e la simpatia.
Il rapporto tra Evzenie e la ragazza si limitava al saluto e, giusto qualche volta, a prendere l'aperitivo; quando però aveva iniziato a frequentare Gabriel, si erano leggermente avvicinate.
Abbandonata la sua mente vagabonda, Evzenie si sentì avvampare quando Dita ricordò Gabriel come un bel ragazzo.
A lei era sempre piaciuto, non nel senso pieno del termine ma ci aveva fatto spesso qualche pensiero. Era molto alto e con uno sguardo intenso, caricato dalle ciglia e dagli occhi di un blu scuro; non aveva un viso comune, ricordava particolarmente la madre di origine sudamericana.
«Si si, Gabriel.» sorrise non riuscendo a trattenere il rossore sulle guance.
Aveva evitato apposta la risposta di Dita sull'università che frequentava, non le andava proprio di parlarne.
Non sapeva che Dita avesse mai espresso interesse per Giurisprudenza, ma sorvolò la domanda che le veniva spontaneo porle.
«Hai fatto amicizie al campus?» chiese con innocenza: non voleva estorcerle informazioni sulla sua vita privata, era semplicemente curiosa come sempre.
Infilò una mano nella borsa, controllando di non aver ricevuto chiamate dal centro dove si trovava Petra, niente.

« comune, studentessa »


ma se lo metto maiuscolo non stanno gli accenti ùù
hai voluto i nomi strambi? adesso te li tieni. TSK


Edited by dinkleberg! - 12/8/2011, 18:38
 
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