Il cielo era sereno, il sole non era ancora tramontato e splendeva con forza, anche se l'aria era abbastanza tiepida grazie a un gradevole venticello, ma Maxmilián era stanco e aveva i nervi tesi.
Aveva trascorso gran parte del pomeriggio ad una inutile ed inconcludente riunione di partito; aveva una forte personalità e sapeva imporsi sugli altri, ma non era il più abile quando si trattava di discorsi teorici o addirittura filosofie. Era un'uomo d'azione.
Sperava di scaricare un pò di tensione cenando fuori, ma già sapeva che non sarebbe stato così: infatti stava guidando la sua
Mercedes McLaren nera verso un ristorante raffinato per vedere la figlia, Dagmar.
Parcheggiò in mezzo a due posti macchina, e uscì dall'auto sbattendo la porta.
Camminò con le mani in tasca fino al locale, notando quanto fosse popolato quella sera.
Sperò di non essere riconosciuto, perchè non si sentiva in vena di affrontare eventuali contestatori o conversare con gli elettori.
Era vestito
in maniera elegante ma abbastanza rilassata, con una giacca grigio chiaro con una camicia leggera, grigio antracite, senza cravatta.
Si accese un sigaro cubano, un Partagas, pensando al rapporto conflittuale che aveva con lei.
L'aveva deluso molte volte, non tanto per le sue scelte di vita ma per un atteggiamento di costante indifferenza e vaga ribellione che Dagmar mostrava con l'abbigliamento, il colore dei capelli e alcune idee liberali. Sapeva che il padre era un uomo all'antica, molto legato alle tradizioni, eppure non perdeva occasione per ignorare i suoi insegnamenti, con il solo scopo di infastidirlo (a suo parere).
Sentì il rombo di un motore e gli parve di riconoscere quello dell'auto della figlia.