Una cioccolata.

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willy il giardiniere‚
view post Posted on 21/7/2011, 16:32




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ANNIKA HELA VESELY
L'ondata di maltempo sulla città di Praga le aveva portato una particolare malinconia. Quel giorno Annika aveva l'aria particolarmente turbata e abbattuta. Camminava piano, trascinando ogni singolo passo, strofinando le nuove scarpe da tennis sul pavimento dei corridoi della scuola. Si era rassegnata, sia con i suoi capelli, che a causa dell'umido tendevano a stare dritti puntati verso l'alto e a raccogliere una quantità di elettricità necessaria ad alimentare il proprio cellulare solo tenendolo in mano, che con il suo umore. Nei giorni precedenti, nonostante la persistente pioggia, aveva provato a mostrare un po' della sua solita allegria, ma aveva capito che questo non faceva altro che portarla sempre più vicina all'orlo di una crisi di nervi.
Fu così che uscì con i capelli legati - quel poco che riusciva, data la lunghezza - e si diresse in caffetteria per fare quei compiti delle vacanze che aveva abbandonato da settimane ormai. Non aveva mai avuto tempo per farli, e solo oggi aveva capito che la sua mancanza di tempo era data semplicemente dalle troppe uscite. Così decise di approfittare della tetra giornata di pioggia per dedicarsi allo studio. Annika, stranamente, preferiva fare i suoi compiti in caffetteria che in biblioteca, perchè nella biblioteca quella solitudine e quel silenzio tombale le dava sui nervi, essendo tutt'altro che solitaria. La caffetteria era invece il luogo ideale per incontrare gli amici o leggere un libro sorseggiando una bevanda. Non necessitava di un silenzio assoluto infatti, come d'abitudine, portava con sè il suo lettore mp3, che avrebbe ascoltato durante lo studio. Lei amava la musica, ma quel giorno nemmeno quella riusciva a rilassarla.
Arrivata lanciò borsa a tracolla su una sedia e si sedette su quella accanto. Aprì la borsa e ne estrasse un voluminoso libro e una penna piumosa che odiava a morte, ma usava solo per cortesia, essendo un regalo della sua migliore amica. Ordinò una cioccolata calda. Quando arrivò la soffocò con lo zucchero, come d'abitudine, e tornò al suo libro.

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Edited by ?nadiuzza - 14/8/2012, 11:57
 
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dinkleberg!
view post Posted on 23/7/2011, 13:11




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DITA HLAVICA PREMYSLIDE
Nonostante fosse piena estate, Dita era all'interno del complesso universitario.
Era molto in ritardo con la consegna dell'iscrizione per la frequentazione dell'anno successivo, alla facoltà di Giurisprudenza, e non aveva avuto altra scelta se non precipitarsi a scuola non appena rientrata in città.
Aveva soggiornato per due settimane a Playa Paraíso, in Messico, dove suo padre aveva acquistato abbastanza recentemente un gruppo di alberghi di lusso, un buon investimento, tuttavia non sembrava tornata da una vacanza: la sua pelle era sempre pallida, anche perchè Dita si era premurata di proteggerla da eventuali bruciature con crema da sole e cappelli a falda larga.
Indossava un abito beige stretto e forato in vita, che si allargava e creava delle pieghe fino a mezza coscia, in modo molto femminile, con uno scollo a v e maniche corte e scivolate.
Portava gli occhiali da sole Gucci, grandi e color caramello a trattenere i capelli biondo cenere all'indietro (che nel frattempo aveva lasciato crescere) in una posa apparentemente rilassata.
Stava camminando in cortile, chiedendosi se salire immediatamente sulla sua Audi per tornare a casa.
Era appena tornata, ma già mal sopportava la soffocante presenza dei suoi genitori; decise così di rimanere a pranzare in Caffetteria.
L'aveva già fatto altre volte, durante l'anno, anche se non lo trovava particolarmente gradevole. Il cibo era di bassa qualità, niente di più elaborato di un panino.
Entrò, notando di non essere sola. Sapeva che molti studenti che non avevano casa a Praga rimanevano nei dormitori anche per parte dell'estate, e con la pioggia si erano tutti rifugiati in posti chiusi come quello o la Sala comune.
Sedette a un tavolino distante sia dal bancone che dalla porta, per non essere disturbata, accanto a quello di una ragazza bionda che studiava un libro che aveva tutta l'aria di essere un mattone.
Attese che il cameriere la venisse a cercare, e ordinò un piatto di prosciutto crudo e melone.
Non aveva libri con sè, così si limitò a osservare l'ambiente che la circondava mentre aspettava il cibo, pur di non annoiarsi. Conosceva il locale molto bene, così si concentrò sulle persone.
La ragazza che sedeva al tavolino accanto stava bevendo una cioccolata, cosa un pò insolita dato il caldo umido e soffocante che già aleggiava. Aveva un'aria familiare, ma Dita non sapeva dire il perchè. Non frequentava la sua facoltà, ma magari l'aveva già incrociata nei corridoi.

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Edited by l u c e - 2/8/2011, 19:58
 
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willy il giardiniere‚
view post Posted on 24/7/2011, 21:42




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ANNIKA HELA VESELY
Gli occhi di Annika sfrecciavano veloci da parte a parte. Lei amava leggere, ed era velocissima. Era in grado di divorare oltre trecento pagine in una sola sera. I questionari invece la annoiavano a morte. Non faceva molto caso a quello che vi scriveva, tanto non li correggevano mai. Vero, falso, falso vero.. Erano banali. Finita la cioccolata guardò l'orologio: era quasi l'ora di pranzo. Frugò nelle tasche. Sì, quelle monete che aveva bastavano per un tramezzino con prosciutto e formaggio. Attirò l'attenzione della cameriera rossa e fece un'altra ordinazione. Le porse poi la tazza vuota.
Stropicciò un po' gli occhi e del poco di ombretto verde chiaro brillantato rimase più poco. Aveva studiato per ben due ore!
Quel giorno si sentiva freddolosa, motivo per cui aveva ordinato una cioccolata, e per cui non portava le sue solite comodissime canotte colorate. Portava invece una camicietta verde con maniche al gomito, sbottonate e leggermente ripiegate in un disordinato risvolto. In testa un enorme mollettone verde e bianco, pantaloncino bianco, e scarpe da ginnastica bianche, più da passeggio che da ginnastica.
Ficcò la penna piumosa in mezzo al libro e attese il panino. Avrebbe ripreso le sue letture più tardi. Nel frattempo si guardò in torno. Seduta a un tavolino non molto lontano riconobbe la ragazza che aveva servito la settimana prima al ristorante, che la stava guardando, forse studiando. Ad ogni modo, sorrise e fece un cenno con la mano per salutarla. Voleva essere cordiale, o almeno provava, dato che quel giorno non le riusciva molto.

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Edited by ?nadiuzza - 14/8/2012, 11:58
 
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dinkleberg!
view post Posted on 28/7/2011, 11:27




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DITA HLAVICA PREMYSLIDE
Mentre Dita studiava la ragazza seduta poco più in là, questa si voltò, probabilmente avvertendo il suo sguardo addesso. Dita si sentì imbarazzata, sorpresa a farsi gli affari di qualcun'altro, ma resistette alla tentazione di abbassare lo sguardo. Dopotutto non stava infrangendo nessuna legge.
La bionda riconobbe in lei qualcuno e la salutò con un sorriso amichevole, anche se Dita lo guiudicò mentalmente un pò forzato. Rispose con un cenno della mano e un sorriso, cercando di ricordare rapidamente perchè conoscesse quella ragazza. Cominciava a preoccuparsi quando riuscì ad identificarla con la cameriera che l'aveva servita al Kampa tempo addietro.
Si stava chiedendo se alzarsi per sederle accanto e fare conversazione (era piuttosto annoiata) o rimanere al suo tavolo, anche per non interrompere lo studio della conoscente, quando arrivò il piatto che aveva ordinato.
Fra le posate nella bustina di carta da mensa aziendale che le avevano portato mancava il coltello, così richiamò la cameriera per farsene portare uno dalle cucine. Nell'attesa tamburellò le unghie sul bordo della superficie del tavolo. Un tempo, essendo una ragazza ansiosa, queste erano sempre mangiucchiate, mentre adesso erano curate e abbastanza lunghe, con una graziosa french manicure. Dita era orgogliosa di questi piccoli dettagli che mostravano quanto fosse cresciuta e migliorata nel tempo. Adesso era una persona molto più equilibrata.
Tornò la cameriera con il coltello e dità potè cominciare a pranzare.
Tagliò con precisione una delle due fette di melone, disponendole in modo ordinato. Poi arrotolò una striscia di prosciutto crudo sulla forchetta ed iniziò a mangiare.
Quello di giocare con il cibo era un vecchio vizio che non riusciva a togliersi, anche se adesso non si rifiutava di nutrirsi, ci metteva solo più tempo degli altri.

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Edited by l u c e - 2/8/2011, 19:57
 
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willy il giardiniere‚
view post Posted on 3/8/2011, 21:47




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ANNIKA HELA VESELY
Il toast prosciutto e formaggio era appena uscito da tostapane e ora fumava sul vassoio della cameriera. Aveva impiegato almeno dieci minuti per cuocere un toast. Probabilmente se ne era scordata, perchè quello che le arrivò era un toast carbonizzato e fumante.
Aspettò qualche minuto prima di addentarlo. Nell'attesa ripensò all'ansia del concerto che avrebbe dovuto tenere due giorni dopo. Doveva in qualche modo distrarsi, quindi abbandonò il suo tavolino traballante e prese con sè il toast annerito. Non intendeva disturbare il pranzo della ragazza che, a quanto pare, era certo migliore di quello che Annika era riuscita a ricavare con le monetine tenute da parte per i distributori automatici, ma aveva solo bisogno di uno sfogo.
Si avvicinò al tavolo della conoscente e sorridendo chiese «questo posto è occupato?». Non voleva imporre la sua presenza, ma le avrebbe fatto piacere fare due chiacchiere con la ragazza.

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Edited by ?nadiuzza - 14/8/2012, 11:58
 
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dinkleberg!
view post Posted on 11/8/2011, 22:07




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DITA HLAVICA PREMYSLIDE
Dita continuava a mangiare con lentezza, gustandosi il pasto fresco ed estivo. Aveva fatto una buona scelta ed aveva scoperto di avere persino fame.
Sentì azionarsi la vibrazione del cellulare che teneva nel bauletto di Gucci beige e marrone e lo estrasse, dopo aver frugato con un certo nervosismo. Scorse la lista dei vecchi sms ricevuti, utilizzando un buon vecchio joystick: detestava i telefoni touch e li trovava molto fastidiosi. Infine trovò il messaggio di un cugino che la avvertiva della cena a casa dei parenti, per la quale lei aveva peraltro già dato conferma.
Era tutta presa a cancellare i messaggi e bloccare la tastiera che sobbalzò sentendo il secco rumore di un piatto che si posava sul suo tavolino.
Ricordava di non aver ordinato nient'altro oltre il prosciutto e melone, così alzò gli occhi sorpresa, per poi incontrare lo sguardo della ragazza bionda che le sorrideva.
Le chiese «Questo posto è occupato?» con aria cortese e forse un po' indecisa, come se non fosse sicura di ciò che stava facendo. In passato Dita l'avrebbe squadrata dall'alto in basso per l'abbigliamento sportivo e poco ricercato e per la chiara appartenenza ad un ceto non superiore al medio; tuttavia la ragazza si stava impegnando ad essere più aperta nei confronti degli altri. In più era annoiata, così ricambiò il sorriso e accennò un gesto in direzione della sedia.
«No, no. Siediti pure.» le rispose con gentilezza. La osservò meglio in volto, ma non riuscì a scavare più di prima nella memoria.
«Scusami, ma non ricordo come ti chiami.» le disse, simulando un po' di imbarazzo di circostanza. Del resto non erano amiche ma semplici conoscenti e raramente Dita dava confidenza al personale dei luoghi che frequentava.

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